La posizione di FNOVI sull’allevamento, la detenzione e l'abbattimento di animali allo scopo principale di produrre pellicce in Europa.

La posizione di FNOVI sull’allevamento, la detenzione e l'abbattimento di animali allo scopo principale di produrre pellicce in Europa.

Sollecitato da una richiesta, il Comitato Centrale di Fnovi ha approfondito la riflessione sull'allevamento di animali finalizzato alla produzione di pellicce e ha redatto un documento di posizione che verrà condiviso con la FVE.
La legge di bilancio 2022, n. 234, ha introdotto in Italia il divieto, a partire dal 1° gennaio 2022, dell’allevamento, riproduzione in cattività, cattura e uccisione di animali come visoni, volpi, cani procione e cincillà per la produzione di pellicce, segnando una svolta significativa nella protezione degli animali nel nostro Paese.
Una norma che ha anticipato di alcuni mesi quello che ha previsto la legge costituzionale n. 1 dell’11 febbraio 2022(Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente) attribuendo alla Repubblica il compito di tutelare l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi (anche nell’interesse delle future generazioni); demandando inoltre alla legge dello Stato la disciplina dei modi e delle forme di tutela degli animali.
Il divieto introdotto dalla legge 234 era finalizzato a garantire proprio il benessere animale, la tutela della biodiversità e la salvaguardia della sanità pubblica dalla possibilità che virus zoonotici potessero facilmente moltiplicarsi in queste tipologie di animali e minacciare la salute degli esseri umani. Questi tre aspetti, il benessere degli animali, la tutela della biodiversità e dell’ambiente e la salvaguardia della salute degli uomini, sono alla base delle azioni e degli impegni di FNOVI.
Ad oggi, la mancanza di elementi di garanzia della tutela della salute e del benessere degli animali in questi contesti, e la marcata divergenza tra le legislazioni nazionali che disciplinano il settore della produzione e commercializzazione di pellicce ha provocato una distorsione del mercato interno dell'Unione e sarebbe auspicabile un’armonizzazione della legislazione che considerasse primariamente la tutela degli animali, della biodiversità e la salvaguardia della salute pubblica.
La soluzione potrebbe essere quella di estendere i divieti nazionali a tutta l'Unione Europea e vietare il commercio e l'import di prodotti di pellicceria da paesi terzi, al fine di estendere il principio di precauzione con un evidente positiva ripercussione anche fuori dai confini europei.