Nature Restoration Law: il Parlamento Europeo approva ma con una limitata maggioranza di voti

di Daniela Mulas
28/07/2023
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Il Parlamento Europeo ha approvato la legge per il ripristino della natura (Nature Restoration Law), della biodiversità e il recupero delle aree naturali gravemente compromesse. I voti a favore sono stati 336, 300 i contrari e 13 gli astenuti. Si tratta di un provvedimento molto contestato (appoggiato dalle associazioni ambientaliste, ma criticato dagli agricoltori) che rende la protezione della natura e il ripristino degli habitat europei un obbligo di legge.

La Nature Restoration Law ha un chiaro principio guida: proteggere la natura esistente èfondamentale, ma non basta più; bisogna ripristinare quella perduta.
La Nature Restoration Law si pone come uno degli elementi chiave del Green New Deal. Fa parte, dunque, del “Pacchetto natura”, già approvato lo scorso 22 giugno 2022 che prevede di istituire obiettivi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri, con il fine di ripristinare entro il 2030 almeno il 20 per cento delle superfici terrestri e marine dell’Unione Europea, il 15 per cento dei fiumi nella loro lunghezza e la realizzazione, sempre entro lo stesso anno, di elementi paesaggistici ad alta biodiversità per almeno il 10 per cento della superficie agricola utilizzata.

Particolare menzione merita l’obbligo introdotto di una drastica riduzione nell’uso di pesticidi, al 50% entro il 2030, per invertire la progressiva diminuzione della popolazione di insetti come le api e le farfalle.

La legge ha l’obiettivo di recuperare entro il 2050 tutti gli ecosistemi che necessitano di azioni di ripristino. Si tratta, quindi, di un grande progetto di riqualificazione degli ambienti naturali che non riguarderà solo le aree protette, ma tutti gli ecosistemi, compresi i terreni agricoli e le aree urbane.
Non si tratta solo di ristabilire la natura come atto fine a sé stesso, si tratta di garantire un ambiente abitabile dove il benessere delle generazioni presenti e future venga garantito, dove la terra ed i mari possano continuare ad avere la capacità di darci i beni da cui le nostre vite e le nostre economie sono pienamente dipendenti.

Una legge auspicata da ricercatori e ambientalisti, ma che incontra perplessità e dissenso fra i conservatori, e preoccupazione nel mondo agricolo. Le associazioni degli agricoltori in particolare dimostrano la loro contrarietà alla riduzione del 10% delle aree agricole coltivabili destinate al ripristino della biodiversità, in quanto questa diminuzione danneggerebbe le loro attività nonché i consumatori, già in difficoltà per il rincaro dei prodotti alimentari (ulteriore critica è l’assenza di strumenti finanziari specifici, che scaricherebbero i costi della transizione energetica sugli Stati e sulle aziende).
Il terreno su cui si muove la transizione ecologica è molto delicato, e non solo in senso letterale, e diventa difficile trovare uno spazio per un dibattito che porti a conciliare la tutela ambientale e l’uso sostenibile delle risorse con livelli di produttività accettabili e il soddisfacimento dei bisogni.

Sicuramente la presenza di una possibile normativa portata avanti dal Parlamento Europeo è un segnale innovativo e FNOVI auspica la necessità di una riforma istituzionale che possa attuare effettivamente un’azione a favore dell’ambiente molto vasta, ma che coinvolga, in una fase di ascolto e condivisione le imprese, le associazioni, i cittadini senza tralasciare i professionisti competenti del settore.

FNOVI!
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