Listeria: serve più informazione su come vanno conservati i cibi?

A cura di Daniela Mulas
14/10/2022
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Come professione sanitaria non possiamo non interrogarci sui recenti casi di Listeriosi che nelle ultime settimane occupano i titoli dei giornali e i siti di informazione.
La dinamica del  contagio è tristemente nota come pure è noto l’agente che l’ha provocato: il batterio denominato Listeria monocytogenes.

I casi di listeriosi di cui si è parlato negli ultimi giorni in Italia sono legati al consumo di würstel di pollo, che sono stati probabilmente consumati crudi, al contrario di quanto raccomandato sull'etichetta presente nella confezione.
Della Listeria gli addetti ai lavori (medici veterinari, medici, biologi, operatori del settore alimentare ecc.) sanno praticamente tutto e gli studi condotti sul batterio hanno permesso di definirne le caratteristiche nei minimi dettagli.

Il batterio che causa la listeriosi è molto diffuso nell’ambiente e si trova abitualmente nel suolo, nell’acqua, nella vegetazione e nelle feci di numerose specie animali, senza che questi manifestino sintomi apparenti. Può contaminare qualunque livello della catena di produzione e consumo degli alimenti. Cresce e si riproduce a temperature tra gli 0 e i 45 °C ed è molto persistente: ecco perché può contaminare anche i cibi lavorati, trasformati e refrigerati.  L’infezione è associata ad alimenti come: pesce, carne e verdure crude, latte non pastorizzato e latticini come formaggi molli e burro, cibi trasformati e preparati (pronti all’uso o read to eat) inclusi carni fredde tipiche delle gastronomie, insalate preconfezionate, panini, pesce affumicato, hot dog.

Più raramente le infezioni possono verificarsi attraverso il contatto diretto con animali, persone o l’ambiente contaminato.
È noto anche che la Listeriosi può assumere diverse forme cliniche, dalla gastroenterite acuta febbrile più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione (ed è autolimitante nei soggetti sani), a quella invasiva o sistemica. Le donne in gravidanza di solito manifestano una sindrome simil-influenzale con febbre e altri sintomi non specifici, come la fatica e dolori. Tuttavia, le infezioni contratte in gravidanza possono comportare serie conseguenze sul feto (morte fetale, aborto, parto prematuro, o listeriosi congenita).

In adulti immuno-compromessi e anziani, la listeriosi può causare meningiti, encefaliti, gravi setticemie. Queste manifestazioni cliniche sono trattabili con antibiotici, ma la prognosi nei casi più gravi è spesso infausta.
È inoltre consolidata la strategia di lotta alla listeriosi che passa attraverso una efficiente prevenzione, che si può facilmente attuare applicando le generali norme di igiene e attenzione previste per tutte le altre tossinfezioni alimentari: la listeriosi rientra nel gruppo di malattie per le quali sono stati stabilite reti di sorveglianza sulla sicurezza alimentare con obbligo di denuncia. Queste reti, volte a individuare focolai di infezione e determinarne la causa, permettono di agire sia ritirando i prodotti dal mercato che adottando le necessarie misure nei confronti degli impianti di produzione e informando la popolazione a rischio.
La sanità pubblica è costantemente impegnata sul fronte della prevenzione ma allora viene da chiedersi, come mai si sia recentemente verificata la perdita di vite umane e l’ospedalizzazione di numerose persone a causa della Listeria?
La risposta non è semplice ma è necessario partire dalla considerazione che in Italia probabilmente serve diffondere nei consumatori una maggiore cultura della sicurezza alimentare, che lungi dall’essere argomento di esclusivo appannaggio degli esperti, deve diventare  sapere della comunità.
E con questo non dobbiamo intendere che tutti devono diventare esperti di Listeria e di Listeriosi, ma che ogni consumatore deve avere a disposizione le conoscenze utili per poter acquistare, conservare, mangiare cibo sicuro.
Nonostante l’Europa promuova la diffusione dei messaggi sui pericoli e sui rischi alimentari, il consumatore risulta purtroppo poco preparato sui temi della sicurezza alimentare.
Noi medici veterinari possiamo fare la nostra parte anche attraverso la  divulgazione al cittadino delle informazioni utili, chiare, semplici e precise sulle regole della prevenzione al corretto uso e consumo degli alimenti e all’igiene nella manipolazione di questi ultimi in cucina.

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