ANALFABETISMO COMUNICATIVO

ANALFABETISMO COMUNICATIVO

In modo più o meno variegato i giornali (mi sia consentito il termine da modernariato) hanno dato informazione/comunicazione/urlato ai 4 venti circa i risultati che la campagna di controlli che il Nucleo Carabinieri per la Tutela della Salute ha portato avanti su tutto il territorio italiano di concerto con il Ministero della Salute.
Ogni medico veterinario che opera nel campo degli animali d’affezione e di riflesso ogni Presidente di Ordine conosce l’argomento. Gli accessi ispettivi hanno riguardato lo scibile delle norme commerciali, autorizzative, sanitarie, anti covid, radio protezione, gestione del farmaco (stupefacenti e non), ma anche, cosa che lascia francamente perplessi, criteri gestionali non inquadrabili in norme cogenti (e quindi volontari). Per carità, ben vengano i controlli e le conseguenti prescrizioni che ci spingono al miglioramento costante, ma quello che è difficile digerire è una comunicazione dei risultati poco accurata che mette insieme cavoli e patate e gel disinfettanti per le mani con assenza di titoli abilitanti. È proprio la natura non sincera della comunicazione che è contestabile, non la natura del controllo, anche se le contestazioni registrate possono essere oggetto di ricorso. Il dato macroscopicamente aggregato che costituisce il cuore pulsante del fattoide è che il 26% dei controlli effettuati ha generato una non conformità e che tali controlli sono stati eseguiti a tutela della salute degli animali d’affezione. Quindi per la proprietà transitiva della comunicazione del bar dello sport, nel 26% delle strutture gli animali d’affezione non sono adeguatamente tutelati. La realtà dei fatti è che alcune non conformità riguardano i criteri di gestione delle procedure per il contenimento del covid- 19 tra cui indicazioni su distanziamento sociale, obbligo di mascherina e di sanificazione delle mani, che poco hanno a che fare con l’uso di farmaci scaduti o con gravi violazioni delle norme sanitarie. La comunicazione di un dato statistico prevede la conoscenza della materia, che richiede studio, che richiede tempo, che richiede sacrificio e che alla fiera dell’est di Branduardi non si possono comprare.
Dovremmo chiudere qui, se non fosse che una precisazione è d’obbligo. Asserire che un medico veterinario operava in assenza di titoli abilitanti, non è un fattoide. È una questione di semantica. Un medico veterinario è tale se è in possesso dei titoli abilitanti.