Antibiotici: no agli allarmismi ingiustificati sugli alimenti

FNOVI replica al Consigliere SIF
25/11/2019
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Immediata la replica del Presidente FNOVI, Gaetano Penocchio, alle dichiarazioni recentemente rilasciate dal farmacologo dell’Università di Trieste, nonché Consigliere SIF, Prof. Gianni Sava, e pubblicate su ‘quotidianosanità.it’ lo scorso 20 novembre.
Durante il 39° Congresso nazionale della Società Italiana di Farmacologia (SIF), il farmacologo dell’Università di Trieste e Consigliere SIF Gianni Sava aveva dichiarato che “in Italia, ben il 50% dell’utilizzazione globale degli antibiotici avviene nel settore veterinario, per allevare polli, tacchini e suini, e noi assumiamo quindi questi farmaci dalla carne”.

Nella nota a sua firma - integralmente pubblicata - Penocchio ha invece ricordato l’attenzione relativa all’utilizzo degli antimicrobici in Medicina Veterinaria, ritenendo non corretta la diffusione di informazioni che indichino la presenza di residui di molecole antibiotiche all’interno delle carni e degli alimenti di origine animale ed il fatto che queste vengano ingerite ogni giorno all’insaputa del consumatore. "Tale affermazione, estremamente grave - si legge nella replica - non trova alcun fondamento nella realtà quotidiana a riprova dell’efficacia dell’impianto legislativo che regola nel nostro Paese tutte le produzioni di alimenti di derivazione animale".
FNOVI ha sottolineato la circostanza che la normativa che regola l’uso del farmaco in Medicina Veterinaria per gli animali destinati a produrre alimenti per l’uomo, declina con estrema precisione le possibilità di utilizzo di antibiotici anche alla luce della valutazione del rischio per il consumatore per l’eventuale presenza di residui di farmaci o di loro metaboliti (Reg UE 37/2010).
Dal 2006 infatti è stato bandito l'uso degli antibiotici quali additivi alimentari; oltre a ciò è vietato somministrare agli animali antibiotici a scopo preventivo, se non quando strettamente permesso dalla legge per casi particolari, sotto la sorveglianza e la responsabilità del Medico Veterinario ed esclusivamente in casi in cui ci sia un reale pericolo di diffusione di una patologia infettiva.
Dal 2010 le vendite degli antibiotici ad uso veterinario vengono attentamente monitorate in tutti i Paesi Europei dall'Agenzia del Farmaco (EMA) e i risultati vengono aggregati in dati resi pubblici ed accessibili (ESVAC project). Proprio sulla base di tali dati è possibile osservare che a partire dal 2011 la zootecnia Italiana ha ridotto l'uso degli antimicrobici del 30%, inoltre gli obiettivi del Piano Nazionale di Contrasto dell'Antimicrobicoresistenza prevedono un'ulteriore riduzione del 30% entro il 2020.
Oltre a ciò, con grande sforzo da parte di tutte la categoria professionale, è recentemente entrata in vigore il sistema della Ricetta Elettronica Veterinaria con la finalità di monitorare e tracciare il consumo degli antibiotici, pienamente consapevoli del ruolo del medico veterinario nella tutale della salute pubblica del cittadino e della sicurezza alimentare del consumatore.
Il Ministero della Salute ha inoltre voluto integrare i dati EMA- ESVAC con i valori di consumo di antimicrobici con l’obiettivo di monitorare il reale utilizzo dei antimicrobici nelle aziende utilizzando come unità di misura le DDDA ( Define Daily Dose Animal) e di ottenere dati in tempi molto più aggiornati e utilizzabili per la gestione. Tali dati vengono visualizzati in “Classyfarm”, un Sistema Integrato Nazionale in grado di effettuare la categorizzazione delle aziende di suini , bovini ed avicoli in base al livello di rischio. In tale Sistema sono presenti i dati di consumo delle singole aziende e confrontati con la mediana dei consumi provinciale, regionale e nazionale. Tali dati vengono resi disponibili ai Medici Veterinari, agli allevatori e al Servizio Veterinario Ufficiale al fine di consentire al medico veterinario aziendale di intraprendere le misure adeguate per migliorare il livello di benessere e di biosicurezza e di ridurre l’utilizzo di antimicrobici.
Un esempio di utilizzo del Sistema e dei risultati ottenuti è rappresentato dal settore avicolo. Nei polli il consumo di antimicrobici è passato da 20,2 DDDA del 2015 a 2,5 DDDA del 2018 e nel tacchino negli stessi anni da 34,2 a 10,8 DDDA.
Anche nel settore suinicolo i dati del 2018 dimostrano come l’uso di colistina si sia ulteriormente ridotto. Infatti il consumo è sceso sotto le 0,32 DDDA dimostrando un calo del 99 % rispetto al 2014. Questo importante risultato dimostra come l’impegno nella formazione e il lavoro fatto dal medico veterinario negli anni 2014-2016 abbiano portato a risultati che si sono resi evidenti nel 2018 e che 5 anni prima sembravano irraggiungibili.
In Italia da molti anni inoltre viene messo in atto un Piano Nazionale per monitorare eventuali Residui di farmaci o di contaminati ambientali nelle derrate di origine animale (Piano Nazionale Residui) così come indicato dalla normativa comunitaria (Direttive 96/22/CE e 96/23/CE e Decisioni 97/747/CE e 98/179/CE). Il Ministero della Salute attraverso un imponente dispiegamento di risorse dei Servizi Veterinari esegue ogni anno migliaia di analisi per tutelare la sicurezza del consumatore. Nell’ambito dell’intera attività del Piano Nazionale Residui, nel solo 2018 sono stati prelevati 32.893 campioni, per un totale di 325.390 analisi. Di queste, solo lo 0,2% non sono risultati conformi alla normativa vigente.
Non conoscere o negare questi dati oltre ad essere ingiusto può seriamente danneggiare economicamente le produzioni alimentari del nostro Paese”.
Le dichiarazioni del prof. Gianni Sava farmacologo dell'Università di Trieste e consigliere SIF sono altresì state riportare da “Doctor33’ e la FNOVI ha indirizzato anche a quella redazione la richiesta di pubblicazione della propria replica.

Fonte: 
Ufficio stampa FNOVI
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