I medici veterinari e la doppia contribuzione – Molto rumore per nulla!

04/07/2016
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Immediata la replica dei vertici dell’ENPAV alla notizia apparsa quale giorno fa che commentava con particolare enfasi la fine della doppia contribuzione previdenziale per i medici veterinari grazie al disegno di legge 2233 all’esame delle commissioni parlamentari che, tra le misure per la tutela del lavoro autonomo, si occupa anche del riordino della contribuzione previdenziale della categoria dei veterinari.
Nella nota diramata dal Presidente ENPAV, Gianni Mancuso si legge che “il testo dell’emendamento è stato scritto ignorando evidentemente le norme regolanti il comparto previdenziale dei professionisti e senza peraltro tener conto delle esigenze di sostenibilità del sistema, che le Casse hanno dimostrato di garantire con un orizzonte di 50 anni, al contrario del comparto pubblico che non può garantire nemmeno quella corrente”.

A giustificazione dell’emendamento proposto nel cosiddetto Jobs Act dei lavoratori autonomi si sostiene che i medici veterinari oggi si trovano praticamente a dover versare una doppia contribuzione obbligatoria, sia al fondo nazionale di riferimento, sia all'ente gestore di forme di previdenza ed assistenza della propria categoria professionale. L’obbligo della doppia contribuzione non è solo per i professionisti lavoratori autonomi, ma si estende anche ai dipendenti, a coloro che non esercitano la professione e anche ai disoccupati. Il mancato versamento dei contributi comporta la cancellazione dell’albo professionale impedendo al veterinario di esercitare la propria attività. Nel disegno di legge in esame si intende intervenire su due fronti: rendere volontaria la contribuzione all'ENPAV per i veterinari dipendenti, per quelli che non esercitano la professione e per quelli senza un rapporto di lavoro in atto e prevedere il divieto di cancellazione dall'ordine professionale in caso di mancato versamento di tale contribuzione volontaria.
Mancuso ricorda che è stata la stessa riforma ENPAV del 1991 a rendere facoltativa l’iscrizione all’Ente per “i Veterinari che si iscrivono per la prima volta agli Albi professionali successivamente al 27 aprile 1991, data di entrata in vigore della legge 12/4/1991, n. 136, che esercitano esclusivamente attività di lavoro dipendente o attività di lavoro autonomo, per le quali siano iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria”(Articolo 6 comma 2 dello Statuto ENPAV)”.
Per i vertici ENPAV “non è pensabile una contribuzione volontaria: per ottenere la pensione i lavoratori, ivi compresi i professionisti, devono costruire un percorso contributivo lungo e continuo, pena il non raggiungimento dei requisiti e, quindi, dell’assegno pensionistico”.
E anche qualora si discutesse relativamente a una doppia imposizione contributiva a carico dei Medici Veterinari, essa sarebbe, semmai, a scapito INPS: l’articolo 18 del Dl 98/2011, infatti, ripreso da numerosa giurisprudenza, chiarisce che “l’iscrizione alla Gestione separata è obbligatoria solo per i soggetti che svolgono attività il cui esercizio non sia sottoposto all’iscrizione ad appositi albi professionali, ossia ad attività non soggette al versamento contributivo agli enti di cui al comma 11, in base ai rispettivi statuti e ordinamenti”.

Fonte: 
Ufficio stampa FNOVI
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