Non si controlla il randagismo senza sinergia tra pubblico e privato

18/03/2009
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I tragici fatti accaduti in Sicilia fanno emergere agli occhi dell'opinione pubblica nelle sua reale dimensione il problema del randagismo del nostro paese. La legge 281/91 non ha trovato in tutti questi anni la sua piena applicazione: dal divieto di abbattimento dei cani se non per gravi cause non è si è contestualmente provveduto

I tragici fatti accaduti in Sicilia fanno emergere agli occhi dell'opinione pubblica nelle sua reale dimensione il problema del randagismo del nostro paese.

La legge 281/91 non ha trovato in tutti questi anni la sua piena applicazione: dal divieto di abbattimento dei cani se non per gravi cause non è si è contestualmente provveduto all'identificazione dei cani, (tatuaggio prima, con microchip dopo) e alla limitazione delle nascite tramite la sterilizzazione di cani e dei gatti per un serie di omissioni inadempienze e ritardi da riferirsi alle amministrazioni per le cause più varie, dalla mancanza o dall' inutilizzo dei fondi destinati a questi scopi, alla sottovalutazione del problema mai considerato una priorità.

Oggi a Ragusa esiste un problema di ordine pubblico e non sarà l'eliminazione di quei cani randagi che si sono resi colpevoli dell'aggressione a risolvere il problema del randagismo.

Per far questo è necessario pianificare azioni sul territorio in termine di prevenzione e controllo della popolazione canina sia vagante sul territorio che ricoverata nei rifugi e nei canili tramite gli interventi di identificazione e di sterilizzazione che non possono oggi prescindere da una sinergia tra veterinaria pubblica e privata in grado di coprire in modo capillare tutto il territorio nazionale.

Fonte: 
Ufficio stampa Fnovi
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