La sicurezza alimentare passa dalla tutela dell’agricoltura, dell’ambiente e delle api

La sicurezza alimentare passa dalla tutela dell’agricoltura, dell’ambiente e delle api

Apicoltura e veterinaria. Un binomio che dovrebbe essere imprescindibile, ma che alla prova dei fatti è ancora un percorso a ostacoli. Il valore delle api come impollinatrici è alla base della produzione agricola e, di conseguenza, della sicurezza alimentare.
In assenza di questi insetti pronubi nessuna attività zootecnica potrebbe essere intrapresa venendo a mancare ogni foraggio.
Se oggi noi possiamo mangiare carne e verdure lo si deve soprattutto alle api. Per anni, però, l’apicoltura è stata considerata un allevamento minore e i medici veterinari lasciati in disparte, nonostante la legge deleghi loro la vigilanza e il controllo delle malattie infettive e diffusive delle api. Recentemente la Isde (Associazione medici per l’ambiente) ha rinnovato un appello all'Unione europea, in vista delle prossime elezioni, chiedendo di bandire tutti gli insetticidi che contengono neonicotinoids, letali per gli insetti pronubi.
Ad accodarsi a questa richiesta è la FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) che da tempo si batte per tutelare il settore e formare medici capaci di operare in sinergia con gli allevatori.
Dal 2009 la Federazione, con un tavolo di lavoro ad hoc, cerca di fare chiarezza sugli aspetti sanitari e normativi riguardanti un comparto abbandonato per decenni in mano a tecnici apistici privi di competenze specifiche in chiave di prevenzione e cura. L'impegno si conferma in Europa, dove la FNOVI è membro della Federation of Veterinarians of Europe (FVE) e lavora per il potenziamento del ruolo veterinario in apicoltura.
In gioco ci sono beni per la collettività quali la produttività agricola, la biodiversità, la salute ambientale. Serve agire subito, cancellando quelle distorsioni che trasformano il settore in un far west: i dati ufficiali delle Asl locali parlano di circa 31mila apicoltori in Italia, mentre ricerche di matrice europea ne censiscono addirittura 70mila. Stime che generano finanziamenti comunitari e alimentano una dannosa politica assistenziale europea che continua a dare all’Europa numeri ‘stimati’ al posto di chi detiene per legge il dato censito, realizzando in parallelo iniziative non efficaci dal un punto di vista del monitoraggio sulle cause di morte degli alveari e sulle patologie apistiche.
“In questo contesto – afferma il Presidente della FNOVI, Gaetano Penocchio – il veterinario non è mero dispensatore di farmaci, ma aiuta l’allevatore a fare scelte produttive in armonia con il benessere degli animali e la salubrità degli alimenti”.
“È necessaria una programmazione – aggiunge Penocchio – che preveda un controllo ufficiale mirato al rispetto delle norme europee sulla sicurezza alimentare anche in apicoltura”.